01/02/2017, 20:00 - 22:30
Filmclub Bz

La banalità del male e la sua rimozione

“Storia e regione” vi invita alla proiezione di un film storico dedicato all’elaborazione del passato fascista e nazionalsocialista in Italia e in Germania. Con Filippo Focardi e Andreas Oberprantacher

Dopo l’apertura del Centro di documentazione presso il Monumento alla Vittoria di Bolzano e la discussione sulla storicizzazione del “fregio di Mussolini” in Piazza del Tribunale, anche in Alto Adige la frase a prima vista enigmatica di Hannah Arendt, “nessuno ha il diritto di obbedire”, è diventata familiare. Meno noto è il contesto in cui venne elaborata: con essa la filosofa ebrea tedesco-americana contestava all’ex membro delle SS Adolf Eichmann, allora sotto processo a Gerusalemme, il diritto di giustificare la sua collaborazione allo sterminio di massa affermando di aver obbedito a leggi e ordini. L’obbedienza non esenta dal giudizio morale e giuridico. La tattica difensiva di Eichmann non fu particolarmente originale: dopo il 1945 in Italia e in Germania si utilizzarono diverse strategie per negare le proprie responsabilità nella guerra, nelle atrocità commesse e nello sterminio: molti, semplicemente, rimossero tali delitti, altri li negarono, altri ancora addossarono la colpa ad altri. È comunque chiaro che in Italia, in Alto Adige e in Germania si sono sviluppate fino ad oggi forme assolutamente diverse di rielaborazione storica, nonché differenti modi secondo i quali la società si rapporta con le proprie responsabilità storiche. A questo tema complesso è appunto dedicata la serata organizzata da “Storia e regione” presso il Filmclub di Bolzano: spunto di riflessione sarà il film di Margarethe von Trotta Hannah Arendt (2012), che racconta come Arendt osservò, nelle vesti di reporter, il clamoroso processo Eichmann del 1961. Il film mostra in modo convincente come la stessa filosofa ebrea, fuggita dalla Germania e poi dalla Francia, ebbe grosse difficoltà a descrivere il Male assoluto che i nazisti personificarono e provocarono. Nel 1963 Arendt pubblicò le sue osservazioni e le conclusioni che ne trasse nel suo controverso libro La banalità del male, che negli ambienti culturali anglosassoni, tedeschi ma anche ebraici costrinse ad un confronto serio con le domande fondamentali dell’umanità dopo l’olocausto: come guerra, persecuzioni e stermini sono potuti accadere? Chi ne fu responsabile? Come si possono evitare simili cose in futuro? Dopo la proiezione tali questioni verranno ulteriormente approfondite in un dibattito condotto da Siglinde Clementi (Università di Bolzano) con Filippo Focardi (Università di Padova) e Andreas Oberprantacher (Università Innsbruck), che discuteranno il tema centrale della colpa, delle corresponsabilità e del loro superamento sociale, con particolare riguardo all’Italia, alla Germania e all’Alto Adige. In conclusione Siglinde Clementi (Università di Bolzano) discuterà il film con Andreas Oberprantacher (Università di Innsbruck) e Filippo Focardi (Università di Padova)